Google ha portato la generazione video con intelligenza artificiale a un nuovo livello con il lancio di Veo 3, un modello rivoluzionario che aggiunge per la prima volta capacità audio ai video generati dall’IA.
Presentato al Google I/O 2025 a maggio, Veo 3 rappresenta un significativo passo avanti rispetto ai precedenti generatori video con IA, integrando dialoghi sincronizzati, suoni ambientali e musica di sottofondo direttamente nei clip generati. “Per la prima volta, stiamo uscendo dall’era del silenzio della generazione video”, ha dichiarato Demis Hassabis, CEO di Google DeepMind, durante l’annuncio.
La tecnologia eccelle nella creazione di video realistici con fisica accurata, sincronizzazione labiale precisa e movimenti naturali. Gli utenti possono generare video fornendo descrizioni testuali o riferimenti visivi, mentre l’IA aggiunge automaticamente elementi audio appropriati che si adattano al contenuto visivo. Questa capacità distingue Veo 3 dai concorrenti come Sora di OpenAI, che attualmente non offre generazione audio nativa.
Insieme a Veo 3, Google ha potenziato il suo popolare modello Veo 2 con numerose nuove funzionalità. Tra queste, video basati su riferimenti per mantenere coerenza tra personaggi e oggetti, controlli avanzati della camera per movimenti cinematografici, outpainting per estendere i frame video oltre i bordi originali e funzioni intelligenti di aggiunta e rimozione di oggetti.
Per mostrare il potenziale creativo di questi strumenti, Google ha introdotto Flow, una nuova piattaforma di filmmaking con IA che combina i modelli Veo, Imagen e Gemini. Diversi registi hanno già realizzato cortometraggi di qualità professionale utilizzando questa tecnologia, tra cui la storia di fantascienza emotiva “Kitsune” di Henry Daubrez e l’esplorazione dell’identità in “Dear Stranger” di Junie Lau.
Veo 3 è attualmente disponibile per gli abbonati statunitensi al piano AI Ultra di Google da 249,99 dollari al mese tramite l’app Gemini, oltre che per gli utenti enterprise attraverso la piattaforma Vertex AI di Google. La tecnologia include la filigrana SynthID per aiutare a identificare i contenuti generati dall’IA e affrontare le preoccupazioni relative a deepfake e disinformazione.